venerdì 11 novembre 2011

1x05 In casa

C'era mancato poco, davvero poco.
Quella mattina ero stato troppo imprudente e lei mi aveva quasi visto in faccia...o forse no...era rimasta priva di sensi per diversi minuti, quindi c'erano buone possibilità che avesse rimosso il nostro incontro, ma non potevo esserne sicuro. Mi ripromisi di fare ancora più attenzione da quel momento e poi, scrollando lievemente la testa come per scacciare il pensiero del pericolo corso, ingranai la prima e mi allontanai dalla scuola di Ileana: avevo ben cinque ore libere prima della fine delle lezioni scolastiche, così decisi di impiegare quel tempo per occuparmi di Irene. Sapevo che, essendo Mercoledì, non sarebbe andata all'università prima delle dieci, quindi tornai a casa , posai l'auto, presi il pacchetto che avevo preparato e raggiunsi a piedi la piccola graziosa villetta delle sorelle Rusciani.
Controllai che non ci fosse nessuno nei paraggi, quindi scavalcai il cancello nel punto in cui si faceva più basso, ovvero dal lato sinistro dell'abitazione, proprio quello che ero solito fare una volta. Notai che, come avevo previsto, la serranda della finestra di Irene era ancora totalmente abbassata e ciò poteva significare solo una cosa: non si era ancora svegliata, ma lo avrebbe fatto di lì a poco, quindi dovevo fare in fretta. Mi diressi verso il grande albero di ulivo al centro del giardino e mi arrampicai fino a raggiungere i rami più alti che erano direttamente visibili dalla finestra di Irene. Sapevo che la prima cosa che faceva quando si alzava la mattina era far entrare la luce del giorno nella sua stanza, rimanendo alla finestra per qualche minuto, quindi ero sicuro che se avessi posizionato bene il pacchetto lo avrebbe visto subito. E poi lo avevo volutamente avvolto con una carta di colore rosso acceso, che non notarlo sarebbe stato impossibile! Lo legai bene con alcuni nastri sempre rossi, mi accertai che fosse ben ancorato al ramo e infine scesi con un balzo. A quel punto sapevo cosa fare: dovevo nascondermi e aspettare che Irene prendesse il regalo che le avevo lasciato. Ricordavo che tenevano la chiave della casetta per gli attrezzi da giardino sotto il vaso delle margherite, controllai e in effetti era ancora là. Velocemente aprii la porta e mi feci posto tra un cumulo di vecchi utensili per la cura delle piante, tenendo d'occhio contemporaneamente l'ulivo attraverso la piccola finestra della casetta. 
Dopo circa quindici minuti vidi finalmente la serranda alzarsi e Irene affacciarsi come al solito. Da dove ero non riuscii a vedere l' espressione del viso, ma capii che si era accorta del pacco rosso da come si sporse oltre il davanzale...per un momento temetti che potesse cadere! Poi però con uno scatto rientrò subito in casa e dopo pochissimi secondi già la vidi in giardino munita di scala da lavoro a cercare di sciogliere i nodi che avevo fatto ai nastri. Quando finalmente ci riuscì tenne il pacchetto tra le mani osservandolo per alcuni minuti, si guardò intorno e poi strappò l'appariscente carta rossa scoprendone il contenuto: una scatola a forma di cuore che aveva al suo interno un semplice dvd. Appoggiò la scala al muro e rientrò correndo in casa. Avrei voluto continuare ad osservare le sue reazioni, ma non potevo farlo da dove mi ero nascosto, così sgattaiolai fuori dal mio rifugio e furtivamente tornai al cancello per oltrepassarlo di nuovo. Nel momento stesso in cui atterrai dall'altra parte della recinzione, però, mi resi conto di aver commesso un piccolo errore e dovetti ammettere di esser stato imprudente per la seconda volta in una giornata: avevo lasciato la chiave della casetta in giardino alla porta e mi ero dimenticato di riporla sotto il vaso. Stavo per tornare a mettere a posto le cose, ma non feci in tempo poichè vidi Irene uscire di nuovo in giardino e posare uno sguardo interrogativo su di me: mi aveva visto.

martedì 1 novembre 2011

1X04 Come una piuma

La campanella mi fece sobbalzare, aprii gli occhi di scatto. 
Ero a scuola, nella mia classe e seduta al mio solito posto. L'aula era ancora vuota, gli altri studenti si stavano in quel momento pigramente avviando verso le rispettive lezioni.  Tutto sembrava esattamente come ogni giorno, eccetto che per un piccolo particolare: come diamine ero arrivata lì seduta?
Fantastico, una sola amnesia non era abbastanza! Cominciai disorientata a ricapitolare le azioni che ricordavo di quella mattina: il bacio di mia madre prima di uscire di casa, la passeggiata verso la fermata dell'autobus e poi...AH! Quegli occhi! Avevo di nuovo incrociato quello strano sguardo, ma stavolta non solo nei miei ricordi.
Il pensiero mi fece sussultare di nuovo sulla sedia e provai ancora quella sensazione di mancamento che poco prima mi aveva portata allo svenimento.
<< Ehi Ile!>> squillò la mia energica compagna di banco Samantha, <<Insomma..capisco studiare, ma addirittura metterci le tende a scuola no!>>. <<C..c..ciao Sammy!>> le dissi simulando entusiasmo, cercando nel frattempo di riprendere il filo delle mie riflessioni. Senza che me ne fossi accorta, la classe si era velocemente ripopolata e di lì a poco sarebbe cominciata la lezione.
<<A giudicare dalle tue occhiaie direi che hai passato la notte in bianco a studiare, vero?>> continuò Sammy, indicandosi la palpebra inferiore con l'indice. <<Ehm..si, è stata decisamente una notte senza sonno..>> <<Bene! Allora non ti dispiacerà darmi una mano con il compito di letteratura inglese, posso contarci?>> <<Oh! Giusto...il compito!>> <<Eh si, hai presente? Quelle atroci domande cui devi rispondere per forza se vuoi avere salva la media scolastica o, nel mio caso, la vita. Testona! Ma che ti hanno fatto stamattina?>>.
Bella domanda, visto che non sapevo neppure come fossi arrivata al mio banco.
Non riuscivo ad adattarmi alla realtà, la scuola, i compagni...era come se non li vedessi da una vita, tanto erano stati fitti e strani gli eventi capitati. Ormai ero abituata alle stranezze, era dal giorno dell'incidente che a me e ad Irene ce ne capitavano, ma fra tutte questa era di gran lunga la peggiore.
La campanella suonò di nuovo e il professore entrò in aula pronto a torturarci con il fatidico compito su Shakespeare.
Non ero sicura di potercela fare, mi limitavo a fissare il titolo sul foglio, "Amleto", ma non riuscivo a concentrarmi perchè quegli occhi si intromettevano in ogni mio pensiero, lasciando poco spazio al resto.
Mi dissi però che qualcosa avrei dovuto combinare, così, svogliatamente, presi lo zaino dal pavimento e lo aprii in cerca di una penna con cui cominciare a scrivere.
Quello che vi trovai però mi lasciò ancora più atterrita, vanificando ogni mio sforzo di concentrazione. Nella borsa c'era una lunga piuma grigia cui era legato un biglietto che riportava proprio una citazione shakespeariana: <<Ricordarti? Si, povero spirito, finchè la memoria ha un posto in questo globo sconvolto>>.